sabato, aprile 30, 2016

Abbots Way 2016

Partenza
Anche quest'anno non ho rinunciato alla classica "Via degli Abati" con partenza a Bobbio (Piacenza) e arrivo a Pontremoli, ultra trail giunto alla nona edizione che si svolge negli Appennini.
Come l'anno scorso ho scelto il treno per presentarmi alla partenza, quattordici ore di viaggio da Vienna, ma molto rilassanti. Col bus da Piacenza a Bobbio sono arrivato appena in tempo per il ritiro del pettorale e pasta party. Questa volta ho deciso di dormire in palestra, ma ho dimenticato il materassino e dormire è risultato ancora più difficoltoso. Prima di dormire, ho fatto una bella passeggiata lungo le splendide contrade di Bobbio, ho salutato l'organizzatore Elio e poi una visita al cinema  per vedere dopo tanto un film doppiato in italiano.
In palestra c'era un silenzio molto strano, probabilmente pochi sono riusciti a dormire, la gara del giorno successivo è impegnativa e il meteo sembrava orientato verso la pioggia.
Alle tre e cinquanta sono state accese le luci e con calma mi sono preparato per la corsa, 125 km con 5500 metri di dislivello positivo. Lo scorso anno sono andato molto bene fino a Borgotaro, ultimo check point, per poi piantarmi clamorosamente negli ultimi trentadue chilometri.
Il problema principale, come al VCM, è stata l'allergia ai pollini, dove anche a Bobbio erano presenti in massa causando una tosse fastidiosa e abbassamenti di voce.
Il via è stato dato dal sindaco in persona alle sei puntuali. La mia tattica è stata quella di partire molto prudente. In cima alla Sella dei Generali il tempo ha cominciato a piovigginare ed ho accusato una piccola crisi di fame, in quanto la mia colazione è stata troppo scarsa, un errore abbastanza grossolano. Ho rimediato nei generosi ristori successivi. A Farini sono rimasto impressionato dai cambiamenti causati dall'inondazione dello scorso anno, montagna franata, strada e case distrutte. Verso Bardi, ho continuato tranquillo con la stessa tattica iniziale, vale a dire passo tranquillo in salita, relax in discesa e corsa sui tratti in falso piano. Sul Monte Lama, il punto più alto della corsa a 1350metri, arriviamo in quattro e ci siamo concessi un selfie sotto la croce. Poi l'impegnativa discesa verso Bardi con la pioggia è stata insidiosa, ma quest'anno senza cadute.  A Bardi lo spettacolo del castello è stato impressionante e il ristoro non è stato da meno. Qui, visto che non smetteva di piovere, ho deciso di non cambiare nessun indumento. Una volta ripartito, dopo qualche chilometro il sole è uscito scacciando la pioggia, però il terreno è rimasto molto fangoso in salita. Verso Osacca un campanile mi ha indicato che rispetto allo scorso anno ero in ritardo di almeno un'ora, ma siccome non avevo nessun problema muscolare e la pioggia ha scacciato la tosse allergica, ho continuato con ottima fiducia. Al ristoro di Osacca gestito dagli alpini, riesco a farmi convincere a provare un the col gin per ripartire di slancio verso Borgotaro.
Durante la via ho acceso la lampada e una volta conclusa la temuta discesa ho aumentato il ritmo in pianura. Al ristoro sono arrivato verso le ventidue, ma le gambe andavano molto bene e dopo una breve sosta mi sono avviato verso la salita del passo Borgallo. La temperatura era gradevole, non c'era nebbia o vento e non pioveva. In cima mi sono scaldato un po' presso il fuoco acceso dai volontari ed ho affrontato i due chilometri in cresta in tranquillità. Quando è iniziata la discesa lungo un'ampia forestale, ho deciso di forzare il passo cercando di correre sempre fino all'ultimo ristoro di Cervara, situato a 13 km dall'arrivo. Un bel minestrone e sono ripartito motivato verso il traguardo. D'improvviso, in questo frangente, è iniziato a piovere a dirotto. La troppa acqua sugli occhiali senza visiera mi hanno limitato molto la vista. Allora, per non rischiare, ho continuato al passo fino alla parte asfaltata finale per arrivare fino a Pontremoli dove gli ultimi chilometri sembravano non finire mai, con l'arrivo che non mi aspettavo spostato in fondo alla città. Alle ore 4:39 di domenica, con tanto di medaglia al collo, ero un felice finisher di questo mio secondo Abbots Way, quasi due ore meglio dello scorso anno. Poi una meritata doccia e alle sette e quaranta ero già sul treno per il viaggio di ritorno a  Vienna, dove ho avuto la possibilità di scambiare le impressioni con altri corridori che anche loro stavano ritornando a casa.
Tempo impiegato 22h:39', 56-ema posizione finale con la classifica  che si trova qui.

Verso il monte Lama

Osacca

Un po' di Gin con gli alpini a Osacca


domenica, aprile 17, 2016

Prossimi appuntamenti

Il ponte di Bobbio (PC, Italia) - partenza
Archiviata la maratona viennese, qualche giorno di riposo prima riprendere il 23 aprile con l'Abbots Way, primo ultra trail stagionale, gara che ho già affrontato lo scorso anno. Come nella Vienna City Marathon, il problema principale è l'allergia ai pollini.

Poi qualche settimana per recuperare un po' le energie, magari con qualche gara breve (Sunset Run e Schöckel Classic?), per poter poi partecipare alla Mozart100 il 18 giugno. Due settimane dopo, invece, una piccola parentesi stradale a San Pietroburgo per la maratona delle notti bianche il 3 luglio, dove ho già completato l'iter burocratico per potervi partecipare.
 Il 5 agosto, poi, rotta su Davos dove debutterò in Svizzera nell'Iron Trail T201.

mercoledì, aprile 13, 2016

Vienna City Marathon 2016



Lungo la strada
Anche quest'anno ho portato a termine questa splendida maratona che attraversa il cuore della mia città, Vienna. È stata una gara dai diversi risvolti, un po' come quelle prelibate pietanze asiatiche che mescolano il dolce e l'amaro. Dolce perché è stata una manifestazione vissuta a pieno in tutti questi mesi fatti di allenamenti, pochi, e di post su questo blog, tanti. Il week-end della gara è stato notevole, venerdì al ritiro del pettorale con passaggio sul palco degli eventi, sabato il Kaiser-schmarr party nella splendida sala del municipio e infine domenica la gara. Amaro, invece, perché la gara vera e propria non è andata come me l'ero immaginata. Non è stato tanto per il tempo finale, un 3h:32' che è la mia seconda migliore maratona primaverile, ma  come si è evoluta. Una partenza con qualche apprensione, visto un fastidio muscolare alla coscia ereditato dall'ultima uscita pregara, fastidio poi sparito nel nulla dopo la partenza e mai più tornato. Una volta partito e lasciato volar via il mio socio Michele, i primi chilometri sono scorsi senza problemi. Ogni tanto mi raggiungeva il pacer delle 3h:30', ma lo staccavo subito. Dopo la mezza, ho poi provato un piccola progressione che però si è infranta verso il trentesimo chilometro quando i miei polpacci si sono cementati. Ho tenuto un po' fino al passaggio davanti al locale del mio club, il  Schuttel con tanto di fans al km 38, per poi andare in modalità passerella per tutto il Ring fino al traguardo, che quest'anno non era più nella piazza degli eroi, ma davanti al Burg-Theater.
Non sono riuscito bene a capire il perché i polpacci abbiano ceduto in quel modo, ma probabilmente l'aria satura di pollini degli ultimi dieci giorni pregara è stata micidiale. Oppure una preparazione troppo blanda e spesso lontano dall'asfalto, o le scarpe troppo diverse e secche dalle super ammortizzate che sono abituato ad usare negli ultimi mesi.  Chissà.

Fatto sta che sono già iscritto per l'edizione 2017, dove non mancherò di raggiungere i miei obbiettivi.


Attapirato

Arrivo

Con la medaglia


domenica, aprile 03, 2016

Fischamend, 10km prima del VCM

All'aeroporto in bici
Ad una settimana dalla maratona di Vienna, ho scelto di tornare a gareggiare in una gara di dieci chilometri a Fischamend, paese attaccato all'aeroporto viennese. È una gara su di un circuito un po' anomalo, dove oltre a piccoli saliscendi si entra anche in un bosco sterrato per poi affrontare le strade asfaltate.
Per l'occasione ho voluto testare la ciclabile che da casa mia passa in mezzo all'aeroporto, prima di arrivare alla partenza. Così ho potuto studiare bene questa variante, vale a dire poter andare a prendere l'aereo in bici, senza dover fare code in auto e un mutuo per lasciarla in un posteggio o aspettare treni che arrivano col contagocce.
La gara è stata molto dura, non solo per il percorso nervoso e il vento forte, ma sopratutto per i pollini  delle betulle che mi hanno messo in uno stato di influenza apparente. In questi casi scelgo comunque  di correre, in quanto il sistema immunitario cala le difese e mi da' un po' di sollievo, lo stesso principio che hanno le pastiglie antistaminiche che mi tocca prendere.

Il bello della gara, però, è stato il suo andamento, una delle rare volte dove la mia gara è diventata tattica. Nel piccolo gruppo che si è formato, nei pezzi controvento nessuno voleva tirare, così ho corso a strappi nei tratti più duri, per poi rallentare nei tratti facili con un tira e molla fino al traguardo. Nell'ultimo tratto, ho ignorato uno sprint lunghissimo lanciato da un giovane corridore, che mai avrei detto che sarebbe arrivato in fondo, ma a volte la vista del traguardo cancella tutti gli acciacchi e regala energie inaspettate vanificando la mia rimonta. 23-ema posizione finale col tempo di 42':30", un po' più alto rispetto alle altre volte, ma anche il libro del bravo maratoneta dice che non ci si deve aspettare un record nei diecimila ad una settimana dalla maratona.

Ecco la mia preparazione in vista del VCM finisce qui e ormai mi manca pochissimo per centrare l'obiettivo, che inseguo da anni, vale a dire quello di arrivare alla partenza senza infortuni. Il resto è surplace.


domenica, marzo 20, 2016

Cross Böhmische Prater

La partenza
Dopo due anni di astinenza, sabato pomeriggio sono tornato ad affrontare la gara di cross al Böhmische Prater, in pratica il percorso di casa. Il circuito è rimasto sempre quello così come l'organizzatore Walter, ormai una leggenda nel mondo della corsa. Siamo partiti in una trentina per affrontare i cinque chilometri scarsi previsti, sei giri, con salita, discesa e single track reso agibile all'ultimo secondo. Finalmente ho trovato un'ottima partenza, fondamentale in una gara così breve con rischio di imbottigliamento, rimanendo anche concentrato sul numero dei giri. Così ho finito in tranquillità all'ottavo posto in 18':40", con un'escursione fuori programma sul podio di categoria M40, il riconoscimento per aver scelto una gara con pochi concorrenti.
Una gara che non mi dice nulla sulla mia condizione in vista della maratona di Vienna, mentre mi allontana decisamente dal mio piano B, il maratona burnout.
Mancano ancora tre settimane al VCM.

Ristoro finale self service


Podio categoria M40

domenica, marzo 13, 2016

Punto della situazione

A quattro settimane dalla maratona di Vienna, posso dire di essere abbastanza lontano dal mio nuovo obbiettivo, che ho definito nello scorso post. Non che il tempo manchi, ma la settimana appena trascorsa mi ha fatto capire che centrare un burnout non è così semplice. Fatto sta che le gambe continuano ad andare avanti anche dopo sedute scriteriate.
Sempre alla ricerca di un tabella che faccia al mio caso, mi sono imbattuto, finalmente, in un testo  utile alla mia preparazione. Ha poco a che fare con la corsa, infatti è un libro sulla carambola a tre sponde, ma la parte che riguarda la preparazione mentale è molto interessante e decisamente migliore rispetto ai libri sulla corsa, sempre che in quest'ultimi l'atteggiamento mentale venga citato.
Magari anche a ragione, in fondo, per una maratoneta del mio livello, basta decidere il tempo finale della gara, allenarsi per quello e in gara accendere il tempomat sperando di tagliare il traguardo nel tempo prefissato senza tante paranoie.

Prossimo appuntamento, prima della maratona di Vienna, gara di cross al Böhmische Prater.

domenica, marzo 06, 2016

Maratona burnout

- Può essere che abbia un burnout?
- Perché, non si vede?
La mia preparazione alla maratona Vienna, quella che non mi può far mancare i miei obbiettivi,  è giunta ad un binario morto. Non solo è rimasta indefinita su questo blog, ma è sfociata nel cosiddetto "maratona burnout". Per quelli come me che non ne conoscono il termine, ecco una breve spiegazione. Il maratona burnout è quello stato in cui ci sente sfatti, svogliati, senza vitalità quando c'è da affrontare un allenamento. Negli stadi più gravi, come sembra essere il mio dopo aver risposto al questionario sul sito pain for everyone, si ha la percezione di un infortunio che poi in allenamento non sussiste, oppure è in un'altra parte del corpo. Per esempio un dolore al ginocchio a tavola, diventa una contrattura al polpaccio nella corsa e altri giochini simili.
Come abbia fatto a cadere in quest'errore da principiante non lo so dire, però mi è apparso subito chiaro dopo aver consultato uno dei tanti siti prescritti dalla ricetta di dr. google. Lo sappiamo come fa dr.google: si accende, si accenna il proprio problema e, dopo solo tre caratteri,  emette una ricetta fatta da una lista di siti da seguire secondo le dosi assegnate.

Già dalla prima consultazione mi è apparso subito tutto chiaro.
Come mai non mi sono mai portato un audiobooks durante la mie ultime uscite? Come mai non ho mai twittato ogni terzo passo? Come ho potuto evitare di non instagramizzare quando mi sono allacciato le scarpe? E i goodies dov'erano?

Errori fatali che mi sono costati il maratona burnout e fatto saltare tutti i miei obbiettivi dichiarati per la mia prossima gara viennese. Ma non mi sono scoraggiato. Ho già settato il mio obbiettivo per la maratona di Vienna 2017 e seguenti edizioni, vale a dire record personali ad ogni edizione. Per quella del 2016, invece, mi sembra che un maratona burnout sia già un buon risultato da cui partire e, anche se non l'ho dichiarato ufficialmente, è sempre stato il mio piano B fin da quando ero bambino.
"Hai fatto bene, il burnout a questo punto è l'obbiettivo più ragionevole" (75 mi piace), questo è stato il primo dei tanti commenti a caldo sulla mia lavagna personale. Commenti che mi hanno un po' commosso e incitato a non continuare, accontentandomi del piano B raggiunto.

In maratona burnout mi appresto ad affrontare le inutili 5 settimane di preparazione finali prima della gara.